I laboratori di Massimo erano – sono – diversi dagli altri. Non tanto per tematiche o per organizzazione, in fondo il punto di vista è il punto di vista un po’ ovunque, la punteggiatura resta un baluardo di stile sia che si frequenti la Scuola Holden sia che ci si confronti tra amici, e così via.
Quello che, però, è difficile trasmettere e assimilare quasi in tutti i corsi per aspiranti scrittori che conosco, è il senso profondo dello scrivere dal punto di vista di chi, la scrittura, la fa.
Ecco, penso che questo “senso profondo” sia stata la missione di Massimo quando ha deciso di formare altri scrittori con così tanta generosità. Così, all’inizio di tutti i suoi corsi, era solito chiedere a noi allievi un esercizio, uno di quelli preziosi, come non ne se ne trovano, forse, nemmeno nei più prestigiosi college americani: “Perché scrivi?“
Avete presente che cosa significhi fermarsi, posare la penna e chiedersi “Ma, io, perché voglio scrivere?”
Provateci. Chiudete gli occhi, lasciate il mondo fuori per qualche istante e preparatevi al panico più totale.
Se siete scrittori navigati, l’avrete già fatto più o meno inconsciamente, ma per me è stata la domanda che ha stravolto tutto ciò che pensavo di sapere di me e della mia passione. E continua a farlo. Non perché ci siano risposte giuste o sbagliate, ma perché ti costringe a guardarti dentro, a restare a tu per tu con te stessa e prendere coscienza del fatto che il gioco a cui stai giocando ha una sola regola: l’onestà. Sai che, se non la rispetti, perderai. Ma sai anche che potresti perdere pur rispettandola.
Davvero, l’onestà può essere uno schiaffo in faccia, se la tiri fuori in un momento poco opportuno – ammesso che ci sia davvero un momento poco opportuno per una cosa del genere.
Questa presa di consapevolezza, questa domanda, è quindi diventata il mio tormento e forse addirittura la causa dei miei blocchi, così come è stata la fonte di ogni ispirazione nelle occasioni in cui la risposta è venuta fuori da sola.
Massimo la sua risposta l’aveva ben chiara: “Scrivo per cambiare il mondo”. Lo scrittore, per lui, aveva, ha e avrà sempre un ruolo sociale e politico fondamentale. Una riflessione, accanto alla domanda da cui scaturisce, così profonda, spaventosa e meravigliosa insieme, da dire tanto dell’uomo quanto dello scrittore.
Quanto a me, non sono ancora riuscita a dare – a darmi – una risposta definitiva, ma so che, quando la troverò, sarà il momento in cui passerò dall’essere una mera principiante ad essere una vera scrittrice.
Per partecipare al Premio Letterario Massimo Occhiuzzo, inviaci la tua opera entro il 30 marzo 2021. Scopri qui il bando di concorso e il modulo di partecipazione.