






Si ricorda a tutti i finalisti che è in fase di pubblicazione il libro della II^ edizione del Premio Letterario.
All’interno ci sono i racconti dei 30 finalisti (10 per sezione).
I libri saranno in vendita il giorno della premiazione al costo di euro 12,00.
È consigliabile la prenotazione del libro inviando un messaggio in contatti, o email a concorso.massimoocch@gmail.com , dando indicazione del numero delle copie desiderate
Dopo un duro lavoro da parte della giuria, finalmente abbiamo il piacere di pubblicare, la lista dei finalisti per ciascuna categoria.
Con l’ occasione lo staff ringrazia la giuria per la sua dedizione, passione e competenza nel averci dedicato il proprio tempo, e i tantissimi scrittori per averci inviato le loro opere di grande qualità.
La giuria è cosi composta:
Categoria “Fiabe” | Gianluca Salustri |
Alessandra Laterza | |
Daniela Micheli | |
Categoria “Poesie” | Giuseppe Spinillo |
Rahma Nur Bianchini | |
Dusk Bisconti | |
Categoria “Racconti” | Patrizia Pallotta |
Rosamaria Nicoletti | |
Anna Rita Brienza |
I finalisti :
categoria RACCONTI | |
Titolo | Autore |
La legge del contrabbasso | Claudio Moscogiuri |
Immortale | Claudio Moscogiuri |
Ventinove | Elisa Crosta |
La Veranda | Enrico Cincotti |
Penelope | Francesca Esposito |
Incontro | Ida De Santis |
Bernard a Parigi non c’era mai stato | Libero Iatonna |
Appena prima dei papaveri | Sveva Valenti |
Sughero | Vito Savanella |
Ultimi scatti | Vito Savanella |
categorie SILLOGIE/POESIE | |
Titolo | Autore |
L’ultima estate da bambina | Alessia De Luca |
Carichi più o meno pesanti | Andreina Trusgnach |
Nei dintorni di te | Corinna Corneli |
Essere, divenire | Daniela Montanari |
I respiri della quiete | Sante Serra |
Sentieri di parole | Elisabetta Liberatore |
Vivere sopra le righe | Marianna Marinelli Mara De Leo |
Una valigia piena d’acqua | Nicola argenti |
Speranza di primavera | Pietro Catalano |
Il bosco delle anime | Vittorio Di Ruocco |
categoria FIABE | |
Titolo | Autore |
La bambina sbagliata | Dario Marsilio |
Perché piangi? | Domenico Romano Mantovani |
Fate largo a Babbo Natale | Enrica Tais |
Danigiù | Giovanni Cacace |
Il mago e la fata | Lidiano Balocchi |
Il Signor Chiave di Violino | Luca Prandini |
Lupo | Maria Giovanna Mulè |
C’era una volta una farfallina di nome Adele | Samuela Paoletti |
Humanitas scopre il cuore di Roma | Sandra Susana Tuesta Rodriguez |
Una testa fra le nuvole | Silvana Segliesi |
(Agen Food) – Roma, 17 dic. – di Alessia De Luca – Nel cuore dell’Appio-Tuscolano, a pochi passi dalla metro Furio Camillo, si trova Splash, una piccola gelateria di quartiere senza troppe pretese. Perlomeno in apparenza, perché appena varcata la soglia si viene investiti da un’atmosfera intima e familiare, e da un calore inconsueto, tale da farti temere che tutto il gelato esposto in bella vista possa sciogliersi da un momento all’altro. Quadri alle pareti, scaffali pieni zeppi di libri, si ha la sensazione di entrare nel salotto di un caro amico. Ad accoglierci è una donna sorridente (indossa la mascherina, ma lo percepiamo dagli occhi), voce squillante e piglio sicuro ed estroverso, da perfetta padrona di casa. Lei è Simonetta Cervelli, che della Gelateria Splash è proprietaria e cuore pulsante fin dal lontano 1996, quando con il marito Enrico decide di avviare un’attività dolciaria artigianale. Le difficoltà degli inizi, la pazienza e la tenacia di portare avanti un’idea, fino a trasformare la gelateria in un punto di riferimento per l’intero quartiere. Simonetta si racconta a cuore aperto, è un fiume in piena, e sull’onda dell’entusiasmo si lascia sfuggire perfino il segreto del suo gelato: latte fresco, zucchero, panna e materie prime di qualità, ricercate su tutto il territorio nazionale. E la passione incrollabile di chi ama ciò che fa.
Simonetta, tu eri una bibliotecaria. A un certo punto decidi di cambiare vita e di aprire una gelateria. Mi racconti come nasce Splash?
La mia è una famiglia di gelatieri. I miei genitori avevano una gelateria a Grottaferrata, ma nel 1995, a causa di un infarto, mio padre fu costretto a lasciare temporaneamente l’attività. Mia sorella aveva già una sua gelateria da gestire, perciò fu chiesto a me di portare avanti l’azienda di famiglia in quel periodo di emergenza.All’epoca, io lavoravo come bibliotecaria presso la Società Geografica Italiana, mentre mio marito Enrico era impiegato all’IBM. Conciliare i nostri impegni lavorativi con la gestione della gelateria e i problemi di salute di mio padre era impossibile, ci provammo per un periodo, ma dopo tre mesi decidemmo di lasciare i nostri rispettivi impieghi e di dedicarci a tempo pieno al lavoro nella gelateria dei miei. Nei mesi successivi, mio padre si riprese e tornò a lavorare, ma ben presto ci rendemmo conto di avere due visioni contrapposte rispetto alla gestione del locale. Fu a quel punto che io ed Enrico ci mettemmo alla ricerca di un posto tutto nostro, dove coltivare le nostre idee: così nacque Splash. Abbiamo investito entrambe le nostre liquidazioni e firmato cambiali per due anni. Un salto nel buio, entrambi senza stipendio e con una famiglia da mandare avanti. Da quel giorno sono passati 26 anni.
Il gelato di Splash è preceduto dalla sua fama, che si estende ben oltre i confini dell’Appio-Tuscolano. Ci sveli il segreto di un gelato fatto a regola d’arte?
La ricetta è molto semplice: materie prime di alta qualità, amore in tutto ciò che si produce, curiosità e ricerca di nuove frontiere, senza mai abbandonare la tradizione. Il tutto condito da igiene, gentilezza e professionalità.
Da anni la Gelateria Splash è un punto di riferimento nel quartiere, e un richiamo potente per tantissime persone che orbitano attorno al tuo locale. Vi definite Gelateria Caffetteria Equo Solidale, ci spieghi il perché?
Siamo una caffetteria Equo & Solidale perché usiamo il caffè, lo zucchero, le tisane, la cioccolata e l’orzo del commercio Equo & Solidale. Questa forma di commercio garantisce un equo compenso al produttore, che non ci sia sfruttamento del lavoro minorile e dei territori in cui si produce. Inoltre, non essendo quotato in borsa, il commercio Equo & Solidale non è sottoposto alle leggi di mercato, e una parte dei profitti viene investita per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni che abitano le aree di provenienza dei prodotti. Che, per inciso, sono ottimi.
La gelateria è anche uno spazio culturale all’interno del quale sono nati diversi progetti importanti, tra cui il laboratorio di scrittura creativa, che di anno in anno incrementa il numero dei partecipanti. Da questo laboratorio è nato anche un premio letterario, giunto in pochi mesi alla sua seconda edizione. Ti va di parlarcene?
Il premio letterario nasce dal desiderio di trasformare un evento doloroso, la morte di Massimo Occhiuzzo, docente del corso di scrittura, in un appuntamento annuale a lui dedicato. Ma l’ambizione è quella di creare un premio di qualità, che possa crescere fino a diventare una comunità letteraria eterogenea, con cui confrontarsi e stringere un sodalizio che vada al di là dello scambio culturale.
Nei mesi bui del lockdown la Gelateria Splash ha rappresentato un faro acceso nel quartiere, consegnando a domicilio gelato e sorrisi. Anche in quei giorni difficili vi siete dati da fare per tenere viva l’attività, senza far mancare il vostro supporto a chi si trovava in situazioni peggiori. Cosa ricordi di quel periodo?
Sono stati mesi duri e pieni di ansia, che abbiamo affrontato mettendo in gioco tutta la nostra energia e coesione famigliare. Nostra figlia, che è una fotografa professionista, ha avuto l’idea geniale di donare una sua opera a chiunque avesse ordinato due chilogrammi di gelato. L’iniziativa è stata molto apprezzata dai nostri clienti, ma ha avuto un’incredibile risonanza anche fuori dal quartiere, soprattutto dopo che Roma Today ci ha dedicato un articolo. Chiusa la parentesi artistica, ci siamo dedicati alla solidarietà, consegnando a domicilio, oltre al gelato, anche le coperte solidali del gruppo di Solidarietà al Quadrato, il cui ricavato è stato devoluto all’Associazione SalvaMamme, che sostiene famiglie in difficoltà, il cui numero, dall’inizio della pandemia, è addirittura quintuplicato.
Simonetta, chi ti conosce sa che sei una donna poliedrica e un vulcano inesauribile di idee. Dimmi, c’è ancora qualcosa che non hai fatto e che sogni di realizzare nel prossimo futuro?
Tutte le cose che faccio nascono per caso, da incontri fortuiti, da piccole idee che pian piano si sviluppano. Ogni volta che un progetto finisce, inaspettatamente ne comincia un altro. La mia fortuna è di incontrare persone fantastiche, pronte a mettersi in gioco. A dire il vero, un sogno nel cassetto ce l’ho, ed è legato al momento in cui io ed Enrico andremo in pensione: raggiungere la Cina in camper e ritorno, un viaggio lungo, da assaporare lentamente, per conoscere tutti i paesi che attraverseremo.
#Splash #SimonettaCervelli
E’ ufficialmente partita la seconda edizione del Premio Letterario “Massimo Occhiuzzo”.
La qualità e la varietà delle opere che hanno partecipato alla prima edizione, nonché l’elevato numero, ci lusinga e ci spinge a far crescere questo concorso, nato dall’affetto che ci lega alla persona a cui è dedicato, proiettato ad essere un momento di confronto tra chi ama la scrittura in tutte le sue forme.
Il nostro sogno è quello di creare una comunità di persone unite dall’amore per lo scrivere e per il leggere.
La pagina facebook della community del premio letterario massimo Occhiuzzo è dedicata proprio al confronto, alla divulgazione e alla conoscenza dei numerosissimi scrittori che per scelta o per caso si sono a lei avvicinati.
Questo è anche la motivazione per cui abbiamo aperto una pagina del sito dedicata alle pubblicazioni non solo curate dal Premio Letterario Massimo Occhiuzzo, ma anche di altri autori interessanti che incontriamo strada facendo.
Attendiamo i vostri elaborati !!
L’obiettivo che ci proponiamo è quello di creare una comunità di scrittori che possa interagire in modo positivo, per questo motivo abbiamo inserito nel sito una nuova pagina denominata “eventi”, pagina che ci permetterà di aprirci alla presentazione delle opere scritte e pubblicate non solo dai partecipanti del premio e del corso di scrittura da noi promossi, ma anche a quelli che riteniamo interessanti nell’odierno panorama letterario. Promuovere la scrittura e invitare a leggerla è parte integrante dei nostri sogni.
Racconto breve : “Non voglio che veda“
di Roberto Bordoni
Una storia avvincente e molto interessante, coraggiosa nell’affrontare temi scottanti e di straordinaria attualità, che mette il lettore davanti ad un‘autocritica : quanto volontariamente non vogliamo vedere?
Silloge : “Bottoni scuciti“
di Andreina Trusgnach
Con una serie di immagini che rimbalzano armonicamente l’un l’altra, l’autrice definisce la caducità del tempo e la fretta di vivere a danno dell’assaporare il lento fiorire della natura,del rumore della pioggia che cade e lo fa con grande padronanza dell’arte poetica raggiungendo tutte le corde emotive.
Fiaba : “Coccinella e Cuore“
di Mauro Ceresoli
Partire da piccoli gesti dettati dalla noia per parlare con sensibilità di cose e storie in cui ciascuno si può riconoscere. Con una scrittura fluida e intrigante l’autore accompagna il lettore riga dopo riga alla scoperta dio sentimenti a volte sopiti.
Sabato 9 Ottobre 2021, l’associazione “AssemblAbili globAli” invita tutti alla Premiazione della prima edizione del concorso letterario “Massimo Occhiuzzo”.
L’evento si terrà a Palazzo Merulana ed è gratuito su prenotazione, nel rispetto della normativa anti-Covid.
L’accesso è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass, che dovrà essere esibito unitamente a un documento di identità.
Per informazioni:
telefono: +39 06 39967800 – email: info@palazzomerulana.it
Dopo un duro lavoro da parte della giuria, finalmente abbiamo il piacere di pubblicare, seppur con leggero ritardo dovuto alla presenza di alcuni ex aequo, la lista dei finalisti per ciascuna categoria.
Con l’occasione lo staff ringrazia la giuria per la sua dedizione, passione e competenza nel averci dedicato il proprio tempo, e i tantissimi scrittori per averci inviato le loro opere di grande qualità.
La giuria è così composta:
presidente | Maria Jatosti |
categoria Racconti | Prof. Franco Poggianti |
Prof. Fabrizio Scrivano | |
Paolo Masini | |
Avv. Lamberto Piccone | |
categoria Sillogie/Poesie | Rahma Nur Bianchini |
Giuseppe Spinillo | |
Patrizia Pallotta | |
categoria Fiabe | Alfredo Stoppa |
Alessandra Laterza |
i finalisti (in ordine alfabetico):
categoria RACCONTI | |
Titolo | Autore |
L’ultimo giorno di maggio | Domenico Pujia |
Fra una goccia e l’altra | Elisa Crosta |
Io non lo so | Gioia Giusto |
Paolo stava sull’albero e non parlava | Libero Iatonna |
Ricetta dello scrittore | Maria Ranalli |
E il viaggio continua | Maria Teresa Montanaro |
33 minuti al salto | Marina Luzi |
Un angolo divino | Paola Orfei |
Punto di fuga | Paola Orfei |
Non voglio che veda | Roberto Bordoni |
categorie SILLOGIE/POESIE | |
Titolo | Autore |
Fino al prossimo controllo | Alessandra Carnovale |
Bottoni scuciti | Andreina Trusgnach |
Le ragioni del silenzio | Elisabetta Liberatore |
Stanze di realtà | Fabio Sebastiani |
Sogni scalzi | Liliana Paisa |
Parole prossime | Nunzio Buono |
Il tempo e la vita | Pietro Catalano |
In riverberi d’essenza | Stefano Peressini |
Raccolta dal mare | Veruska Vertuani |
La solitudine perfetta | Vittorio Di Rocco |
categoria FIABE | |
Titolo | Autore |
La semplice storia del puntino piccino picciò | Alessandra Visconti |
La valle del T.P. | Antonio Villa |
Il dono più bello | Enrica Tais |
Magda, la principessa che non poteva scegliere | Fabrizio Barontini |
Anna e Maria | Luisa Gastaldo |
Il respiro della nuvola bianca | Marco Barbieri |
Nina e il mostro dei calzini | Maurizio della Michelina |
Coccinella e cuore | Mauro Ceresoli |
C come coriandolo | Paola Macario |
Roverella e mamma quercia | Sante Serra |
I laboratori di Massimo erano – sono – diversi dagli altri. Non tanto per tematiche o per organizzazione, in fondo il punto di vista è il punto di vista un po’ ovunque, la punteggiatura resta un baluardo di stile sia che si frequenti la Scuola Holden sia che ci si confronti tra amici, e così via.
Quello che, però, è difficile trasmettere e assimilare quasi in tutti i corsi per aspiranti scrittori che conosco, è il senso profondo dello scrivere dal punto di vista di chi, la scrittura, la fa.
Ecco, penso che questo “senso profondo” sia stata la missione di Massimo quando ha deciso di formare altri scrittori con così tanta generosità. Così, all’inizio di tutti i suoi corsi, era solito chiedere a noi allievi un esercizio, uno di quelli preziosi, come non ne se ne trovano, forse, nemmeno nei più prestigiosi college americani: “Perché scrivi?“
Avete presente che cosa significhi fermarsi, posare la penna e chiedersi “Ma, io, perché voglio scrivere?”
Provateci. Chiudete gli occhi, lasciate il mondo fuori per qualche istante e preparatevi al panico più totale.
Se siete scrittori navigati, l’avrete già fatto più o meno inconsciamente, ma per me è stata la domanda che ha stravolto tutto ciò che pensavo di sapere di me e della mia passione. E continua a farlo. Non perché ci siano risposte giuste o sbagliate, ma perché ti costringe a guardarti dentro, a restare a tu per tu con te stessa e prendere coscienza del fatto che il gioco a cui stai giocando ha una sola regola: l’onestà. Sai che, se non la rispetti, perderai. Ma sai anche che potresti perdere pur rispettandola.
Davvero, l’onestà può essere uno schiaffo in faccia, se la tiri fuori in un momento poco opportuno – ammesso che ci sia davvero un momento poco opportuno per una cosa del genere.
Questa presa di consapevolezza, questa domanda, è quindi diventata il mio tormento e forse addirittura la causa dei miei blocchi, così come è stata la fonte di ogni ispirazione nelle occasioni in cui la risposta è venuta fuori da sola.
Massimo la sua risposta l’aveva ben chiara: “Scrivo per cambiare il mondo”. Lo scrittore, per lui, aveva, ha e avrà sempre un ruolo sociale e politico fondamentale. Una riflessione, accanto alla domanda da cui scaturisce, così profonda, spaventosa e meravigliosa insieme, da dire tanto dell’uomo quanto dello scrittore.
Quanto a me, non sono ancora riuscita a dare – a darmi – una risposta definitiva, ma so che, quando la troverò, sarà il momento in cui passerò dall’essere una mera principiante ad essere una vera scrittrice.
Per partecipare al Premio Letterario Massimo Occhiuzzo, inviaci la tua opera entro il 30 marzo 2021. Scopri qui il bando di concorso e il modulo di partecipazione.
Chi non ha avuto il privilegio di conoscere Massimo Occhiuzzo probabilmente farà fatica a comprendere fino in fondo il suo spirito caleidoscopico, che è lo stesso spirito che vuole animare questo concorso, fortemente voluto dalle persone che da quel vulcano inesauribile di idee che era il nostro prof, partorite con la potenza di una colata lavica primordiale, sono state letteralmente travolte. Se qualcuno sta pensando a Massimo come il classico docente impettito e traboccante di nozionismo, beh, si sbaglia di grosso. Lui non era un insegnante, o perlomeno non lo era nel senso universalmente conosciuto del termine. Massimo era un catalizzatore di sogni, un visionario, un uomo venuto dal futuro. Aveva la straordinaria capacità di tirar fuori dai suoi studenti, anzi dagli interlocutori delle sue conversazioni, come lui stesso amava definirle, risvegli, catarsi, epifanie. O, molto più semplicemente, storie. Così, che ci si trovasse nella saletta interna di una gelateria, a cena in una pizzeria napoletana oppure in mezzo alla strada, ogni occasione era buona per scrivere. Il dettaglio più insignificante poteva diventare intuizione o spunto creativo, un luogo qualunque fonte di ispirazione. E condividere con i propri allievi i mondi che incessantemente costruiva e popolava era per Massimo la gioia più grande. Non c’era da stupirsi, dunque, se le pareti dell’aula improvvisamente si trasformavano in alberi, il soffitto in cielo azzurro, i banchi in tavolate spartane ma imbandite di cibo per l’anima. Ed ecco che mi torna alla memoria una lezione di scrittura a Torre Alfina, borgo viterbese tanto caro a Massimo, del quale noi allievi diventammo cittadini onorari per un giorno. Lui, sindaco generoso e fiero, ci aprì le porte del suo “luogo del cuore”, accogliendoci senza mai farci sentire ospiti. Mi sembra ancora di sentire la sua voce riecheggiare tra quelle fronde, sospinta dal vento, che oggi mi raggiunge come una carezza, una mano poggiata sulla schiena che spinge in avanti, come un raggio di sole che squarcia la fitta boscaglia, sorprendendoti. Il ricordo di quel giorno è ancora qui con me, mi fa compagnia quando mi sembra che sia stata scritta una storia assurda, dal finale sbagliato, di quelli che Massimo di certo avrebbe odiato. E allora con la mente torno a quel giorno perfetto, dove tutto si poteva ancora scrivere, e cambio il finale. Massimo è lì, la sua risata contagiosa, l’abbraccio dei suoi sguardi, le sue parole che arrivano dritte come un pugno allo stomaco, come una verità sconvolgente. E mi consola sapere che lui abbia scritto anche di noi nelle ultime pagine della sua vita.